Uomo politico sudanese. Giovane militante del Partito
unionista nazionale, ne divenne presto uno dei leader. Avviatosi alla carriera
giuridica, nel 1956, anno della proclamazione dell'indipendenza del Paese, fu
chiamato alla presidenza del primo Parlamento nazionale sudanese. Tra i
promotori della rivolta che nel 1964 portò alla defenestrazione del
regime militare del generale I. Abbaud, rifiutò dopo la vittoria
l'incarico di primo ministro e si dissociò dalla politica del nuovo
governo conservatore, accettando invece la carica di presidente dell'Alta Corte
di Giustizia. Il suo disaccordo di fondo con l'indirizzo di rigido
conservatorismo del governo di coalizione emerse quando il Partito comunista,
posto fuori legge, ricorse all'Alta Corte di Giustizia. Nonostante le pressioni
da parte governativa,
A. decretò l'illegalità del
provvedimento e, in seguito alla decisione del primo ministro S. el Madhi di non
tener conto della decisione dell'Alta Corte, nel maggio 1967 si dimise,
manifestando pubblicamente il proprio sdegno per l'illegale intromissione del
Governo negli affari giudiziari. In seguito al colpo di Stato militare del
maggio 1969 (V. SUDAN), fu chiamato ad assumere la
presidenza del nuovo Governo, schierato su posizioni politiche di sinistra e
appoggiato dal Partito socialista, costituitosi nel gennaio 1967, subito dopo la
messa al bando del Partito comunista. Nell'ottobre successivo, in seguito alla
concentrazione dei poteri nelle mani del generale Nimeiry, promotore del colpo
di Stato, lasciò la carica di primo ministro, conservando la direzione
del ministero degli Esteri e di quello della Giustizia, e rimanendo l'unico
esponente civile del Consiglio della rivoluzione (n. 1917).